Il pspf ottiene la EFFE LABEL 2017-2018:
«Festival of interesting artistic and cultural values
with a good international profile»

COMUNICATO UFFICIALE

PSPF 2020

Dicono che c’è un tempo per seminare […]
C’è un tempo negato e uno segreto
Un tempo distante che è roba degli altri.
C’è un tempo perfetto per fare silenzio.
E noi lo siamo stati, in silenzio, ad aspettare, per più di un anno, ma è arrivato il “tempo” di comunicare che la sesta edizione del Perugia Social Photo Fest non verrà organizzata, né quest’anno, né il prossimo.
Non parleremo dei motivi dietro a questa scelta, che sono da rintracciare nelle infinite pieghe del fare cultura in Italia. Non è il tempo delle denunce sterili e inutili.

È il tempo di dire quello che dal 2012 abbiamo fatto.

Abbiamo creato un festival unico a livello nazionale e internazionale ottenendo riconoscimenti straordinari.
Siamo stati promotori e precursori di un cambiamento culturale, etico e sociale della fotografia.
Abbiamo reso la fototerapia e la fotografia terapeutica un concetto non più astratto, ma un linguaggio comune e riconosciuto.
Abbiamo creato importanti progetti con una ricaduta su tutto il territorio nazionale ed europeo.
Abbiamo promosso la fotografia in Umbria e abbiamo reso Perugia un luogo di incontri e scambi tra professionisti del settore provenienti da tutto il mondo.
È il tempo di riassumere i numeri di queste indimenticabili edizioni:

  • 122 mostre fotografiche
  • 22.000 e oltre le presenze
  • 181 relatori
  • 586 progetti ricevuti per un totale di 11.000 fotografie
  • 33 workshops
  • 40 eventi
  • Oltre 50 paesi coinvolti
  • Oltre 650.000 condivisioni sui social
  • Oltre 300 testate giornalistiche che hanno parlato di noi

È tempo di proseguire quell’agire culturale e sociale in cui crediamo da molti anni. È tempo che la forma superi se stessa e inizi quel processo vitale di trasformazione.
Dicono che c’è un tempo per seminare
E uno più lungo per aspettare
Noi diciamo che c’era un tempo sognato
Che bisognava sognare.

MISSION

Oggi viviamo circondati, sommersi da immagini fotografiche che vogliono illustrare, mostrare e mostrarci, raccontare e raccontarci. Possediamo tutti una macchina fotografica, semplice o complessa. Siamo tutti autori di fotografie; ma forse la domanda da porsi è: quanti di noi sono effettivamente in grado di produrre significato? C’è allora la necessità di capire non tanto, e non solo, il come fotografare, ma il perché si fotografa, giacché il valore non è nella fotografia in sé, ma nell’ informazione in essa racchiusa, nel processo che l’ha generata. Perché accade anche che si perda l’orientamento e con esso la capacità di distinguere ciò che è buono per noi da ciò che non lo è. Essere buoni per un’immagine significa saper comunicare un contenuto, significa arricchire di senso la vita di chi la guarda, significa esprimere il più chiaramente possibile il proprio messaggio.

È indispensabile allora ri-creare la cultura dell’immagine.

Due le declinazioni del PerugiaSocialPhotoFest. Da un lato la fotografia sociale quale mezzo di comunicazione, di denuncia e riflessione, di presa di coscienza sui problemi del contemporaneo. Strumento per raccontare storie spesso ignorate ma che necessitano di essere portate alla luce e condivise, per spingere a riflettere sulla necessità di un cambiamento sociale. Dall’altro la fotografia terapeutica come potente mezzo per dare voce a chi spesso viene dimenticato dalla nostra società. La fotografia quindi come strumento per riattivare la percezione, promuovere una comunicazione interno – esterno, sostenere processi di auto affermazione.